RITORNO olio su tela, cm 36x30 firma eseguito nel 1887 Provenienza Collezione privata, Firenze Esposizioni Esposizione Nazionale, Venezia 1887, ivi ripr. p. 27, n. 103 Bibliografia Arnaldo Ferraguti, Francesco Paolo Michetti, 1911, p. 496 Franco Di Tizio, Francesco Paolo Michetti: nella vita e nell'arte, Pescara 2007, p.170 Francesco Paolo Michetti. Catalogo Generale, Milano 2018, vol. I, n. 367, p. 218 L’opera "Ritorno" che oggi abbiamo il piacere di presentare è realizzata da Francesco Paolo Michetti poco prima dell’Esposizione Nazionale Artistica di Venezia del 1887, dove il dipinto viene esposto insieme ad altri dodici lavori dell’artista. In seguito dell’opera si perderanno le tracce, tanto che nel catalogo generale dell’artista, al momento della sua pubblicazione, l’ubicazione risultava sconosciuta. Un sentito e doveroso ringraziamento va al Comitato scientifico del Catalogo Generale di Francesco Paolo Michetti che ci ha coadiuvato nella conferma di questo importante ritrovamento per il panorama collezionistico. Oggi il dipinto torna a rivelarsi, portando con sé quell’epos popolare, cui Michetti è così ancestralmente legato. Il sentimento panico della natura dell’artista trova nei due pastorelli che ritornano dal pascolo una dimensione intima e dolcissima, cui fanno da pendant le dimensioni contenute di questa piccola pittura a olio. Sotto a un cielo che macchiandosi di nubi volge al tramonto, i due giovani avanzano nell’erba, seguiti dal loro gregge: lui regge al petto i frutti appena colti, mentre lei rivolge lontano il suo sguardo puerilmente malinconico. Si ritrovano in questo dipinto molti dei motivi che caratterizzano un momento di fervida produzione artistica: a questa altezza cronologica Michetti ha infatti raggiunto un enorme successo non solo in Italia, ma anche all’estero, come a Londra e Parigi, dove i suoi esordi si collocano già nei primi anni Settanta dell’Ottocento. Nonostante la fama internazionale, l’Abruzzo, terra natia dell’artista, rimarrà per sempre la musa ispiratrice della sua opera. Ed è proprio il legame con le radici abruzzesi ad accomunarlo al poeta e amico Gabriele D’Annunzio, che di lui ebbe a dire «egli ama ora di cogliere li aspetti più singolari della natura [...] un effetto fantastico, quasi di sogno; ma la scena è reale». La fascinazione per la realtà si traduce nel Ritorno in un idillio pastorale che coglie l’immediatezza di un brano di vita popolare, che ha il sapore dell’antico e dell’eterno.